Sommario
Il Temporary Manager lavora per divenire sostituibile
Quando mi chiedono cosa significhi per me essere un Temporary Manager, rispondo, senza esitazione, che un bravo temporary manager deve lavorare per divenire sostituibile.
Questo, a parer mio, rappresenta il massimo della professionalità in un manager: elaborare metodologie e strategie durevoli ed efficaci, ogni volta ritagliate sull’ambito produttivo in cui si opera.
Quando dico questa frase leggo lo stupore negli occhi della maggior parte dei miei interlocutori. Ma questa, a parer mio, è davvero l’essenza del temporary management. Ma, soprattutto, dovrebbe essere anche l’essenza del ruolo di qualsiasi manager.
Non sarei sincero se non dicessi che essere assunto a tempo indeterminato mi renderebbe più tranquillo. Ma il dover riaffrontare ogni volta nuove sfide, conoscere nuove persone e ambiti produttivi ed elaborare nuove strategie, comporta tanta dedizione e tanta creatività. Due qualità che sento di avere.
È inevitabile che dopo un certo numero di anni ci si adagi sulle abitudini e non ci si senta più adeguatamente stimolati ad affrontare e risolvere i problemi che sempre attanagliano qualsiasi realtà. Dover cambiare, lasciando un’eredità efficace in grado di rendere autonome le persone che si lasciano, ci obbliga a rimanere sempre attenti e pronti. Ci consente di offrire alla nuova realtà un ampio bagaglio di esperienza pronto per essere rielaborato nel nuovo contesto.
Il Temporary Manager rinnova continuamente le proprie sfide
Il Temporary Manager non solo rinnova spesso le proprie sfide, i propri obiettivi, ma ha anche l’opportunità di imparare costantemente cose nuove contribuendo a costruire un sapere diffuso ed efficace.
Il Temporary Manager non agisce con secondi fini legati a simpatie o antipatie sviluppate in anni di arroccamento nella propria posizione, geloso del proprio operato. Agisce per lasciare ad altri il compito di proseguire.
A parer mio, c’è anche un’etica in tutto ciò: il piacere e l’obiettivo di lavorare per far godere altri del frutto della propria progettualità. Non per il proprio bisogno di affermazione ma per lo sviluppo di qualcosa che prima o poi si dovrà abbandonare.
Costruire per lasciare ad altri il compito di proseguire efficacemente.
Non è una professione facile per alcuni motivi:
- la consapevolezza della precarietà e l’incertezza del futuro e del possibile ricollocamento
- l’incapacità di molte aziende di cogliere un valore nella diversificazione delle esperienze del Temporary Manager
- lo sviluppo di tanti rapporti umani nel quotidiano, che dovranno essere interrotti
- il dover abbandonare le abitudini relative ai posti, agli spostamenti e alle tante sensazioni cui ci si affeziona
Ma temporary management è anche sinonimo di libertà di pensiero, di professionalità e di capacità di sviluppare nuove conoscenze, umane e culturali. È sinonimo di intraprendenza, creatività, di capacità di rigenerarsi nelle nuove situazioni, di autonomia collaborativa.
Cooperative di Temporary Manager
Sono socio di una cooperativa di Temporary Manager, Adhoc – Interventi Manageriali, dal 2017, un luogo dallo stile snello, popolato da persone che, come me, hanno conosciuto diverse realtà e affrontato diverse sfide. Manager che, negli anni della loro maggiore produttività, hanno vissuto l’abisso del proprio paese in difficoltà ma che hanno saputo rimboccarsi le maniche e prestare le proprie conoscenze per aiutare tante aziende ad adottare nuove prospettive con cui affrontare il proprio futuro.
Sin dal primo incontro con il suo presidente, mi è stato detto: “Qui non troverai un lavoro ma l’occasione di proporre la tua professionalità a chi ne ha bisogno“. Parole importanti che sintetizzano quanto ho cercato di esprimere sopra.
Temporary Manager: un’opportunità per le aziende
Il Temporary Manager è un’opportunità per le aziende sia per i costi limitati nel tempo, sia per l’esperienza che porta con se, sia perché estraneo a determinate dinamiche che spesso condizionano l’operato e le scelte delle aziende stesse.
Il Temporary Manager lavora per essere sostituito lasciando un’eredità il cui valore supera il costo sostenuto per il suo compenso.
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